Notizie biografiche
di Maurizio Pallante
(in Alessio Alvazzi Del Frate, Veij such dël Piemont. Poesie in dialetto piemontese, Torino, Forma, 1983, pp. 9-10)
Alessio Alvazzi Del Frate, nato a Torino il 2 maggio 1890, quarto dei sette figli di un medico originario di Varzo in Valdossola (dove esiste tuttora una frazione denominata Alvazzi), compì dapprima gli studi classici al Liceo Gioberti e poi quelli giuridici, al termine dei quali intraprese subito la carriera in magistratura[1]. Un ruolo importante nella sua formazione culturale ed umana fu svolto dal padre, primario ospedaliero e dottore tra i più in vista della città, che univa alla rigorosa competenza professionale una istintiva capacità diagnostica basata sull'osservazione della persona e su una profonda sensibilità umana. Fattore non meno importante nella sua educazione fu anche il rapporto con la montagna e la dura autodisciplina che essa impone come prezzo per gioie di rara intensità. Sottufficiale prima e poi ufficiale degli al pini negli anni 1910-11, fu tra i primi a svolgere l’incarico di istruttore militare di sci. Scalatore esperto, compì la prima invernale della Becca di Luseney con alcune guide di Valtournenche suoi ex commilitoni e il 9 settembre 1913 la prima solitaria italiana del Cervino. Iniziò la trafila professionale come uditore, sostituto e pretore a Torino, Rivarolo, Conegliano Veneto e Susa. Nel 1923 si unì in matrimonio con Elisa Prat, nativa di Oulx, città che divenne la sua di elezione e a cui rimase profondamente legato per tutta la vita. Dal 1929 al 1937 fu giudice al Tribunale di Torino, passò poi consigliere di Corte d’Appello, incarico che ricoprì dal 1938 al 1948.
Di profonde convinzioni democratiche, nel biennio della guerra di Liberazione si schierò con le forze antifasciste, offrendo appoggi logistici alle bande partigiane che operavano nell'Alta Valle di Susa ed incoraggiando i figli a schierarsi con esse. Il figlio maggiore ricorda di essere stato accompagnato dal padre alla macchia per i sentieri che erano stati meta di tante escursioni nell'infanzia. Proprio alla loro perfetta conoscenza egli deve la salvezza durante i rastrellamenti. Compagno di lotta in quei frangenti gli fu Mario Costa, figlio del grande poeta piemontese Nino Costa, che cadde da valoroso sul Genevris[2].
Nel 1948 Alessio Alvazzi Del Frate fu promosso Consigliere di Cassazione; dopo un anno a Brescia e a Venezia tornò a Torino come Presidente di Sezione della Corte d’Appello; nel 1957 venne trasferito per due anni a Cagliari come Procuratore generale e Presidente di Corte d’Appello. Concluse a Torino, con lo stesso incarico, gli ultimi dieci mesi della sua carriera in magistratura.
Circondato universalmente di stima, al momento del congedo gli avvocati piemontesi gli dedicarono un articolo in cui, dopo aver ripercorso le della tappe sua vita, ricordavano di lui « ...una delicatissima, quasi ombrosa bontà, temperata e come dissimulata, per pudore, da una vena arguta e pungente; e lo splendido nitore delle sue sentenze, dal perfetto equilibrio tra il contenuto e la forma, fra la dottrina sapientemente filtrata e la minutissima aderenza ai fatti, veri gioielli di bello scrivere e di buon giudicare, che resteranno memorabili e insuperati ».
E concludevano: « Attendersi da lui molti altri anni di piena vigoria spirituale, d’intelligente operosità, non e una speranza e un augurio: è, piuttosto, una certezza »[3].
Non avevano torto, egli doveva ancora vivere fino all'estate di quest’anno in una piena lucidità mentale ed in una condizione fisica solo nell’ultimo periodo minata dalla malattia e dalla sofferenza per la scomparsa della moglie. La morte lo ha colto all'età di novantadue anni, il 12 luglio del 1982.
[1] Si laureò in Giurisprudenza all'Università di Torino il 26 novembre 1912.
[2] Ada Marchesini, Diario partigiano, Torino, Einaudi, 1956, pp. 205-207, 231-243.
[3] L’avvocato piemontese, giugno 1960.
--------
"Gioventura piemontèisa" - link
Magistrà, prim pressident ëd la Cort d’Apel ëd Turin, Alex (Alessio Alvazzi Delfrate) a l’é nassù a Turin ai 2 ëd magg dël 1890, e sì a l’é mòrt ai 12 ëd luj dël 1982.
«Un-a dle vos originaj ëd la poesìa piemontèisa dël Neuvsent; na vos, la soa, modlà ansima a ‘d variant poétiche nen prevëddìbij […] duverta e disponìbil a ògni solecitassion: ora sensitiva, ora riflessiva, ëd vòlte romàntica, d’àutre vòlte realìstica, sì ancantà, là irònica. Dzor tut, soa sensibilità e ‘l istint ëd sò spìtit pontù ma discret; e chiel, sempe stërmà sota ‘l vel d’un nòm d’art, «Alex» o «ël cronista». E a mi am pias ës-ciairé ant soe «impression» e «ociade» l’espression pì vera dla vivacità ‘d soa ispirassion. An efet, cola part ëd soa poesìa, che sovens a passa nen la longhëssa dël sonet, a dà l’idèja ‘d na poesìa ridota a «fragment», dësbrondà ‘d tuti j’element ëstruturaj nen necessari» (Camillo Brero, Ij Brandé – Armanach 1983).
Soa poesìa, «tra le pì varie për stil e adoss d’ispirassion» (Remo Bertodatti) as treuva ansima j’arviste piemontèise; na cujìa a l’é surtìa dël 1983 sota ‘l tìtol Vej such ëd Piemont.
di Maurizio Pallante
(in Alessio Alvazzi Del Frate, Veij such dël Piemont. Poesie in dialetto piemontese, Torino, Forma, 1983, pp. 9-10)
Alessio Alvazzi Del Frate, nato a Torino il 2 maggio 1890, quarto dei sette figli di un medico originario di Varzo in Valdossola (dove esiste tuttora una frazione denominata Alvazzi), compì dapprima gli studi classici al Liceo Gioberti e poi quelli giuridici, al termine dei quali intraprese subito la carriera in magistratura[1]. Un ruolo importante nella sua formazione culturale ed umana fu svolto dal padre, primario ospedaliero e dottore tra i più in vista della città, che univa alla rigorosa competenza professionale una istintiva capacità diagnostica basata sull'osservazione della persona e su una profonda sensibilità umana. Fattore non meno importante nella sua educazione fu anche il rapporto con la montagna e la dura autodisciplina che essa impone come prezzo per gioie di rara intensità. Sottufficiale prima e poi ufficiale degli al pini negli anni 1910-11, fu tra i primi a svolgere l’incarico di istruttore militare di sci. Scalatore esperto, compì la prima invernale della Becca di Luseney con alcune guide di Valtournenche suoi ex commilitoni e il 9 settembre 1913 la prima solitaria italiana del Cervino. Iniziò la trafila professionale come uditore, sostituto e pretore a Torino, Rivarolo, Conegliano Veneto e Susa. Nel 1923 si unì in matrimonio con Elisa Prat, nativa di Oulx, città che divenne la sua di elezione e a cui rimase profondamente legato per tutta la vita. Dal 1929 al 1937 fu giudice al Tribunale di Torino, passò poi consigliere di Corte d’Appello, incarico che ricoprì dal 1938 al 1948.
Di profonde convinzioni democratiche, nel biennio della guerra di Liberazione si schierò con le forze antifasciste, offrendo appoggi logistici alle bande partigiane che operavano nell'Alta Valle di Susa ed incoraggiando i figli a schierarsi con esse. Il figlio maggiore ricorda di essere stato accompagnato dal padre alla macchia per i sentieri che erano stati meta di tante escursioni nell'infanzia. Proprio alla loro perfetta conoscenza egli deve la salvezza durante i rastrellamenti. Compagno di lotta in quei frangenti gli fu Mario Costa, figlio del grande poeta piemontese Nino Costa, che cadde da valoroso sul Genevris[2].
Nel 1948 Alessio Alvazzi Del Frate fu promosso Consigliere di Cassazione; dopo un anno a Brescia e a Venezia tornò a Torino come Presidente di Sezione della Corte d’Appello; nel 1957 venne trasferito per due anni a Cagliari come Procuratore generale e Presidente di Corte d’Appello. Concluse a Torino, con lo stesso incarico, gli ultimi dieci mesi della sua carriera in magistratura.
Circondato universalmente di stima, al momento del congedo gli avvocati piemontesi gli dedicarono un articolo in cui, dopo aver ripercorso le della tappe sua vita, ricordavano di lui « ...una delicatissima, quasi ombrosa bontà, temperata e come dissimulata, per pudore, da una vena arguta e pungente; e lo splendido nitore delle sue sentenze, dal perfetto equilibrio tra il contenuto e la forma, fra la dottrina sapientemente filtrata e la minutissima aderenza ai fatti, veri gioielli di bello scrivere e di buon giudicare, che resteranno memorabili e insuperati ».
E concludevano: « Attendersi da lui molti altri anni di piena vigoria spirituale, d’intelligente operosità, non e una speranza e un augurio: è, piuttosto, una certezza »[3].
Non avevano torto, egli doveva ancora vivere fino all'estate di quest’anno in una piena lucidità mentale ed in una condizione fisica solo nell’ultimo periodo minata dalla malattia e dalla sofferenza per la scomparsa della moglie. La morte lo ha colto all'età di novantadue anni, il 12 luglio del 1982.
[1] Si laureò in Giurisprudenza all'Università di Torino il 26 novembre 1912.
[2] Ada Marchesini, Diario partigiano, Torino, Einaudi, 1956, pp. 205-207, 231-243.
[3] L’avvocato piemontese, giugno 1960.
--------
"Gioventura piemontèisa" - link
Magistrà, prim pressident ëd la Cort d’Apel ëd Turin, Alex (Alessio Alvazzi Delfrate) a l’é nassù a Turin ai 2 ëd magg dël 1890, e sì a l’é mòrt ai 12 ëd luj dël 1982.
«Un-a dle vos originaj ëd la poesìa piemontèisa dël Neuvsent; na vos, la soa, modlà ansima a ‘d variant poétiche nen prevëddìbij […] duverta e disponìbil a ògni solecitassion: ora sensitiva, ora riflessiva, ëd vòlte romàntica, d’àutre vòlte realìstica, sì ancantà, là irònica. Dzor tut, soa sensibilità e ‘l istint ëd sò spìtit pontù ma discret; e chiel, sempe stërmà sota ‘l vel d’un nòm d’art, «Alex» o «ël cronista». E a mi am pias ës-ciairé ant soe «impression» e «ociade» l’espression pì vera dla vivacità ‘d soa ispirassion. An efet, cola part ëd soa poesìa, che sovens a passa nen la longhëssa dël sonet, a dà l’idèja ‘d na poesìa ridota a «fragment», dësbrondà ‘d tuti j’element ëstruturaj nen necessari» (Camillo Brero, Ij Brandé – Armanach 1983).
Soa poesìa, «tra le pì varie për stil e adoss d’ispirassion» (Remo Bertodatti) as treuva ansima j’arviste piemontèise; na cujìa a l’é surtìa dël 1983 sota ‘l tìtol Vej such ëd Piemont.